La chiesa di San Sulpizio detto il Pio, con i suoi 120 mt. di lunghezza, 57 mt. di larghezza e 30 mt. di altezza, risulta essere, dopo Notre Dame, la più grande di Parigi. L'origine precisa fa ancora discutere, si presume l'esistenza di un cimitero o di un luogo di culto attorno al X secolo, per la scoperta di alcuni ritrovamenti tombali risalenti a quell'epoca. Certamente la vecchia cappella venne demolita tra il XII ed il XIV secolo dando inizio alla costruzione di una chiesa più grande, completata nel 1614 comprendente tre cappelle. Nel 1645 Gastone d'Orleans pose la prima pietra della nuova ricostruzione che però, ben presto si rivelò non idonea, per cui, nel 1655, si dovette ricominciare daccapo. A questo si aggiunse una lunga carenza di donazioni, per cui i lavori vennero sospesi per circa 40 anni, dal1678 al 1718. Complessivamente per la costruzione dell'attuale chiesa si sono impiegati circa 130 anni.
La chiesa è sede della Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio che ne fecero anche un Seminario, oggi è il Seminario dell'Arcidiocesi di Parigi.
In passato la zona circostante era popolata da svariati locali, alcuni erano negozietti di articoli religiosi come delle tipiche statuette molto semplici e che raffiguravano Santi, dando vita al nome francese "sulpicien", altri invece, proponevano cose volgari, come il Chez Miss Beety, un famoso bordello dell'epoca, da qui il termine "gusto sansulpiciano", in segno di cattivo gusto.
L'esterno della chiesa presenta una facciata di stile neoclassico, realizzata tra il 1732 ed il 1754 poi restaurata nel 1777, e due torri, quella a sinistra porta ancora oggi una scritta in ebraico con il nome vietato di Yahve', mentre quella di destra, risalente al 1749, rimase incompiuta sino al 1850 ed al suo interno vi era posto un telegrafo Chappe per le comunicazioni con Tolone. In entrambe le torri si possono trovare nidi di gheppi, un tipico uccello la cui caratteristica è quella di volare restando fermo allo stesso posto, per cui la credenza dice sia lo Spirito Santo. Sempre durante la restaurazione del 1777 furono terminati i lavori di completamento del campanile dove risiedono cinque campane, una delle quali risulta tra le più grandi di Parigi.
L'interno della chiesa, invece, è caratterizzato da un obelisco, risalente al XVIII secolo, da cui parte una linea fatta in ottone o rame, il filo attraversa il pavimento verso sud e simboleggia il meridiano zero di Parigi.
Da ammirare anche il pulpito sopraelevato, donato dal pronipote del cardinale Richelieu, il Duca di Aiguillon, e risalente al 1788. Il trono, realizzato in marmo e legno, è una vera e propria opera d'arte con le due scale laterali che lo sorreggono e che conducono alla seduta con ai lati due statue dorate con alla base quattro rilievi che rappresentano i 4 evangelisti. Le statue sopracitate, anch'esse di legno, rappresentano rispettivamente la fede, con un calice, e la speranza, con un'ancora. Sul soffitto del baldacchino del pulpito, come segno dello Spirito Santo, è raffigurata una colomba.
Numerose sono anche le opere d'arte contenute nella chiesa, dalle acquasantiere a forma di conchiglie, donate a Francesco I, all'epoca re di Francia, ai vari affreschi, tra cui uno dei più belli di Delacroix, "La lotta di Giacobbe con l'Angelo", posizionato nella prima cappella di destra, nonchè decori, dipinti e statue.
Non poteva mancare anche un grande organo, che in questo caso, con i suoi 102 registri ed i circa 18 mt. di altezza, è uno dei più grandi e famosi di Francia. Lo strumento oltre alle canne, è composto altresì, di varie figure raffiguranti angeli musicanti ed immagini sacre. Realizzato in legno di tipico neoclassicismo, è fornito anche di un orologio a quadrante.Quest'organo ha consentito tante registrazioni e, insieme ad uno più piccolo vicino al coro, permise a Charles-Marie Widor, che ne fù "l'organista" per ben 64 anni, di comporre la famosa Messa per due cori e due organi.Si può sentirlo ancora oggi durante la funzione domenicale.
Numerosi personaggi illustri hanno frequentato questa chiesa, qui furono battezzati Sade e Boudelaire e vi si sposarono Victor Hugo e Camille Desmoulins.
Ai nostri giorni la chiesa è stata protagonista del romanzo e dell'omonimo film: "Il codice da Vinci", in cui l'obelisco era considerato il luogo di passaggio del meridiano di Parigi.